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8 maggio 2017

La Grotta di San Michele Arcangelo a Sant’Angelo in Grotte (Isernia)

illongobardo.it


Cosa c’entra San Michele Arcangelo con i Longobardi?
I Longobardi erano un popolo pagano e guerriero. A cavallo del V secolo comandati da re Aginulfo i Longobardi spadroneggiavano in Italia.
Aginulfo, che da li a poco diventerà il marito della regina cattolica Teodolinda (quella dei libri di storia), maturava la conversione da pagano a cristiano ... ed a questa conversione “pensò”, oltre a Papa Gregorio Magno, proprio San Michele Arcangelo con “l’onda lunga” della sua apparizione sul Gargano del 490.

Il principe guerriero di Dio che protegge un popolo di guerrieri ... convertiti e quindi appartenenti al popolo di Dio. E fu il re longobardo Cuniberto (667-687) a sancire questa conversione facendo dipingere l’effige di San Michele Arcangelo sulla bandiera longobarda. A Lui dedicarono una Basilica a Pavia dove furono incoronati vari Re d’Italia e a Lui dedicarono quasi tutte le chiese che costruirono.


Al periodo della dominazione longobarda in Italia risale anche la Grotta di San Michele Arcangelo di Sant’Angelo in Grotte, il più importante santuario a Lui dedicato del Molise.

La Grotta di San Michele a Sant’Angelo in Grotte è meta di visitatori e di pellegrini per tutta la durata dell'anno. La venerazione dell’Arcangelo Michele aveva una grande direttrice: Monte Sant’Angelo al Gargano, Sant’Angelo in Grotte nel Molise, Sant’Angelo in Toscana e Mont Saint Michel in Francia.
I valorosi cavalieri e guerrieri lo invocavano per le loro imprese e per essere liberati dal male recandosi nei luoghi suddetti. Il culto dell’Arcangelo divenne ancora più popolare durante le crociate.

L’esterno della Grotta appare con tutta la sua bellezza: il verde degli alberi e dei cipressi che svettano verso il cielo si confondono con il campanile di pietra bianca. Una grotta allestita all’esterno con la Madonna di Lourdes è richiamo per ogni credente perché nella lotta quotidiana contro il male, guardando all’Immacolata, ritorni all’originale innocenza.
Spessi portoni in bronzo, con bassorilievi finemente e artisticamente lavorati, sbarrano l’accesso alla Grotta.

Le prime notizie storiche circa la Grotta risalgono al 1100, periodo in cui la grotta dell’Arcangelo Michele attrasse gli abitanti delle terre vicine e lontane dando il via al primo nucleo abitato.
La tradizione orale vuole che San Michele Arcangelo, attratto dal sito, volesse rimanervi per farne dimora.

Ma il Signore aveva previsto per Lui altra destinazione: Monte Sant’Angelo sul Gargano in Puglia.
L’Arcangelo Michele percorrendo un tunnel nella roccia della montagna giunse ad un’apertura che dava su un pauroso strapiombo, chiamato in dialetto santangiolese “uato delle zeppe”.
Da qui San Michele prese il volo per raggiungere il luogo dove gli sarebbe stato eretto un grandissimo santuario: Monte Sant’Angelo sul Gargano.

Entrare nella Grotta dà una forte emozione. La roccia, con fessure e incavi, sovrastando il tutto incute timore. Le stalattiti con riflessi verdi e rosa richiamano il silenzio.
Nell’ambiente completamente ricavato nella roccia sgorga acqua da una sorgente benedetta.
In fondo, sul trono, la statua di San Michele manda bagliori metallici dalla corazza e dalla spada.
Con lo scudo, su cui è scritto Quis Ut Deus (Chi è come Dio?), indica che solo Dio è forte.
Lui vince.

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